I ricordi ci riconducono al bello che eravamo, al bello che tornerà: Cattivi Ragazzi, la recensione

a cura di Raffaella Ceres

Una mano tesa a sostenere può creare disagio e metterci in discussione.
Costringe a guardare oltre i nostri limiti, imposti o costruiti che siano.
In scena fino al prossimo 8 novembre 2015 presso il Teatro della Cometa a Roma, Cattivi Ragazzi è l’ultimo capolavoro scritto e diretto da Veruska Rossi e Guido Governale per la Compagnia Omnes Artes ed il bravo Francesco Montanari.

Un carcere minorile, sette ragazzi ed un maestro, anzi no…un educatore.
Uno di quelli che tutti dovrebbero poter incontrare nella propria vita scolastica, uno di quelli che sa tirar fuori dall’allievo il meglio di quello che si possa cercare. Giuseppe Scianna ( Francesco Montanari ) è un prof che sceglie di confrontarsi con se stesso attraverso i sette studenti speciali che gli vengono affidati nel carcere minorile. Il Romano, il Libanese, il Napoletano, il Siciliano, il Nordico, il Libico ed il Rumeno, raccontano le paure e le sensibilità di ragazzi che sono, prima di tutto, giovani uomini.
Che hanno sbagliato e che stanno pagando, che posseggono sogni che hanno dimenticato di sognare.

Cattivi Ragazzi è un testo teatrale delicato e complesso, che sa far sorridere e riflettere, grazie ad uno studio attento delle parole e delle immagini descritte. Quando si sceglie di affrontare temi difficili come l’adolescenza dimenticata, si rischia di cadere in ovvietà e banalizzazioni che Veruska Rossi e Guido Governale riescono ad evitare in ogni lavoro teatrale al quale ci hanno abituati. Il segreto? Mettersi realmente nei panni dei ragazzi e bambini raccontati, senza scivolare in inutili insegnamenti moralistici. La realtà è, in fondo, la vera maestra di vita.

La storia di Cattivi Ragazzi, tiene alta l’attenzione dello spettatore per le circa due ore di rappresentazione, lasciando intravedere i dubbi e le sofferenze dei giovani detenuti, sorvolando sulle loro vite che in fondo custodiscono elementi comuni a molti adolescenti, compreso un delicato cammeo dedicato al tema dell’omosessualità. La scuola immaginata e descritta, seppure fra gli spazi angusti del carcere, è finalmente il pretesto per evidenziare quello che dovrebbe essere veramente questa preziosa agenzia educativa: la scuola che insegna da dove veniamo e dove vogliamo andare nella vita e che noi, siamo i veri responsabili delle nostre scelte.
Molteplici gli spunti per leggere in profondità la complessa realtà dell’adolescenza e particolarmente interessante la scelta di non definire le 7 storie narrate con un epilogo costruito dagli stessi registi. Non è un finale aperto ma piuttosto, un finale inespresso che riconduce alla volontà personale ed esclusiva dell’io di poter cambiare in ogni momento la vita che scegliamo, perché non è vero che chi nasce tondo poi non possa divenire quadrato. Bravissimi, infine, tutti i giovani interpreti ( Andrea Amato, Veronica Benassi, Federico Bizzarri, Francesco Buccolieri, Giovanni Crisanti, Ileana D’Ambra, Manfredi Di Placido, Niccolò D’Ottavio, Gabriele Berti, Daniele Felici, Riccardo La Torre, Giovanni Nasta, Alessio Selli, Diego Tricarico, Lorenzo Vigevano, Lorenzo Zurgolo),  che si alternano per repliche di uno spettacolo che offre inoltre una scenografia davvero ben strutturata e le musiche originali di Gemitaz e Frenetik & Orange.

“Le cose che entrano in testa nessuno te le può rubare” – Cattivi Ragazzi