a cura di Raffaella Ceres
Il Meeting delle Etichette Indipendenti è la più importante manifestazione dedicata alla nuova scena musicale indipendente italiana e si caratterizza come una due giorni di concerti, presentazioni musicali e letterarie, convegni e mostre, oltre a una parte espositiva rivolta agli operatori della filiera musicale. L’obiettivo della manifestazione è quello di sostenere, promuovere e favorire la crescita e la diffusione di una cultura musicale indie ed emergente, per contrastare la massificazioni che si sta avendo in questo comparto. La musica è al centro della manifestazione: musica da ascoltare e da approfondire.
Patron della manifestazione è Giordano Sangiorgi che abbiamo avuto il piacere di intervistare a pochi giorni dal prossimo appuntamento a Faenza dall’ 1 al 4 ottobre 2015. Un #nuovomei2015 tutto da scoprire e legato, come ci ricorda Giordano Sangiorgi a degli ospiti importanti ed a temi sociali urgenti di grande rilevanza, come quello dei diritti umani e dell’immigrazione. L’idea del MEI, racconta il padrone di casa, è nata a metà degli anni novanta quando ci siamo accorti, attraverso due festival delle auto produzioni che sono poi le vere origini del mei e che facevo a Faenza nel vecchio Palasport, che avevamo più richiesta ( allora non c’era internet ) di banchetti espositivi che di band. Pensa, l’esatto opposto di quello che accade oggi e sai perché? Perché c’era una grande fame di poter acquistare cassette, cd, vinili, fanzine, magliette, libri, tutta quella cultura indipendente che ancora non si trovava in una rete di negozi di dischi organizzata ma che si trovava frammentata. Fu allora che decidemmo di creare un grande punto di riferimento di questa propulsione culturale. Abbiamo avuto ragione.
MEI 2015: ci aspetta un meeting tutto nuovo. Intanto ci può fare un consuntivo – preventivo delle edizioni precedenti?
Abbiamo chiuso il bilancio dei vent’anni di MEI con una grande festa alla Pelandra di Roma, lo scorso febbraio. È stato un appuntamento che è andato decisamente molto bene e possiamo decisamente affermare che il Mei, che pone al centro del suo operato la discografia indipendente, si chiude alla grande, con la soddisfazione nostra ed anche con la fatica e l’impegno usati considerando quanto sia complicato e pieno di difficoltà organizzare questo tipo di cose. Un ciclo di vent’anni che ha fatto grandi numeri: 500.000 presenze in vent’anni, migliaia e migliaia di artisti ed espositori ma soprattutto, ha sdoganato la musica indipendente ed ha messo al centro la musica italiana lanciando artisti sconosciuti oggi noti nell’ambito della musica italiana attuale. Quindi parte un nuovo progetto #nuovomei2015 dedicato agli under 30, organizzato in gran parte dagli under 30, ( escludo i grandi i nomi che faranno un po’ da padrini). Ci sarà un vero e proprio ricambio generazionale sia organizzativo sia artistico e stiamo lavorando, e lo dico davvero con molta passione, ad una Woodstock degli emergenti. Tutti giovani che fanno della loro nuova musica il futuro del nostro paese ne saranno protagonisti. Suoneranno oltre 300 band e cantautori che arrivano dai 150 contest della Rete dei Festival che sono in ogni parte d’Italia e ci mandano i migliori! Quindi il MEI 2015 rappresenta la migliore occasione per capire quali siano i nuovi suoni , le nuove proposte e le nuove progettualità musicali che moltissimi giovani realizzano per il futuro del nostro paese.
Roma ed il Mei, che rapporto è il loro?
Roma è una sorta di bacino di utenza naturale del MEI perché soprattutto in questa fase, è la città a più alto tasso creativo di musica nuova emergente indipendente, a più alto tasso di qualità di tutti i generi dall’indie rock dei Luminal, ai cantautori come Tommaso Di Giulio, al rap della grande e nuova onda di Piotta.
Le difficoltà maggiori e le soddisfazioni incontrate in questo lungo percorso di crescita?
La difficoltà maggiore è sicuramente rappresentata dal rapporto con le istituzioni. Purtroppo abbiamo delle istituzioni ancora vecchie, legate al sostegno per la maggior parte degli eventi culturali tradizionali e poco rivolti ad investire nell’innovazione e nella creatività e quindi, noi pecchiamo di questo deficit, altrimenti il mei sarebbe come (con tutte le dovute condizioni), la grande vetrina della musica italiana quale essa è, ed avrebbe tutti i sostegni che hanno i festival del cinema e del teatro o di altre categorie culturali che sono ancora più supportate. Dall’altra parte, la più grande soddisfazione è rappresentata dal fatto che partendo da una piccola città, siamo riusciti a lanciare il messaggio della musica indipendente che prima era sottotraccia e soprattutto a lanciare veramente tanti artisti che oggi troviamo ai vertici dei palchi nazionali. Possiamo certamente affermare quindi che esistono due facce della stessa medaglia come è altrettanto chiaro che tutto questo ha significato per noi lavorare in modo complicato come in parte nella natura del nostro Paese.
Cosa è necessario fare per mantenere forte l’identità di questa grande manifestazione?
E’ fondamentale che l’artista di oggi sia un artista formato, che sappia conoscere tutta la filiera della tracciabilità dei suoi contenuti musicali, dall’auto produzione all’ auto promozione. Inoltre, bisogna che uniti si facciano delle battaglie perché si acquisiscano più diritti, i diritti d’autore connessi che permettano oggi, che non si vendono più cd, di poter vivere del proprio mestiere e di poter ottenere maggiore risorse e compenso dalle piattaforme nazionali e globali.